Invicta Palestina
DAL TRAUMA ALLA DENUNCIA: SOLDATI ISRAELIANI RACCONTANO L’INDICIBILE.
di Lavinia Marchetti, 22 agosto 2025
Prima delle testimonianze redatte e certificate dall’associazione, vorrei condividere stralci di un’intervista a un soldato dall’IDF, appena uscita, per El Pais:
- Un sergente israeliano di 23 anni, chiamato qui Elie (nome di copertura), racconta la sua esperienza a Gaza nell’ottobre 2023. Dice che entrò pochi giorni dopo gli attacchi di Hamas, ancora sotto shock.
Elie:
“Quando sono entrato a Gaza, avevo la testa in modalità automatica e solo due obiettivi. Proteggere i miei soldati e uscirne vivo.”
“Non sono entrato con un sentimento di vendetta. In realtà agivo in modo quasi meccanico. Il governo ci mandò per proteggere gli israeliani e recuperare i nostri ostaggi, ma ora mi rendo conto che in realtà la missione era un’altra.”
“I nostri superiori non pensano ai prigionieri israeliani né ai civili palestinesi, ma a spostare la popolazione e distruggere la società di Gaza.”
“Io venivo dalla Cisgiordania, avevo passato là diversi mesi nell’esercito. Anche lì ci furono cose che mi colpirono, ma la linea rossa per me fu usare i palestinesi di Gaza come scudi umani. Qualcosa fece clic nella mia testa per sempre.”
Elie racconta come la sua unità usò civili palestinesi come scudi umani a Gaza.
Elie:
“Ci ordinarono di scegliere due ragazzi palestinesi, così, a caso, e di mandarli davanti a noi nelle case dove sospettavamo ci fossero trappole esplosive o combattenti nascosti. Dovevano entrare prima, aprire porte, muoversi per le stanze. Se tutto restava calmo, allora entravamo anche noi. Se invece saltava in aria… beh, non saremmo stati noi.”
“Li facevamo camminare davanti a noi nelle scale, nei corridoi. Li trattavamo come strumenti, come se non fossero persone. Ricordo i loro occhi, spaventati, e il modo in cui tremavano. Io tremavo dentro tanto quanto loro.”
“Ci dicevano che era per ridurre le perdite, per salvare i nostri soldati. Ma io sentivo che qualcosa in me si rompeva. Non potevo accettarlo. Era troppo. Una volta che usi esseri umani in quel modo, non puoi più guardarti allo specchio allo stesso modo.”
“Non è che li picchiavamo o li insultavamo, no. Li prendevamo, li facevamo camminare davanti a noi. Non avevano scelta. Li usavamo come se fossero metal detector o cani addestrati. A volte erano ragazzi giovanissimi, altre volte uomini più grandi. Bastava che fossero lì, che ci aprissero la strada. Ogni volta che li vedevo entrare davanti a me con le mani alzate, mi dicevo: ‘Questa è la linea rossa. È questo il momento in cui tutto è cambiato’.”
“Quando è finita la missione, ho continuato a rivedere le loro facce. Non potevo dormire. Ripensavo a quando uno di loro, un ragazzo magrissimo, mi ha guardato come per chiedermi: ‘Perché io?’. Non ho saputo rispondergli. In quel momento mi sono sentito vuoto. Sapevo che quello che stavamo facendo non era per proteggere nessuno, era solo per infliggere paura, per spezzare la dignità di quella gente.”
“Qualcosa ha fatto clic nella mia testa per sempre. Non riesco più a pensare a Gaza senza vedere quei due ragazzi davanti a me, spinti a entrare in una casa al buio. Non riesco più a vedere l’uniforme nello stesso modo. Non riesco più a credere che il nostro esercito faccia quello che fa ‘per difendere la vita’. Io so cosa abbiamo fatto. E non c’è modo di cancellarlo.”
10 TESTIMONIANZE DAL RAPPORTO PERIMETER
Testimonianza 1
Grado e unità: Sergente maggiore, fanteria.
Area: Gaza – Perimetro Est.
Periodo: Novembre 2023.
Domanda: Dove eri d’istanza?
Risposta: Eravamo nel perimetro, vicino alla recinzione orientale. Ci avevano detto che la missione era impedire qualsiasi movimento verso il confine.
Domanda: Cosa significava in pratica?
Risposta: Che chiunque si avvicinasse poteva essere considerato una minaccia. Non c’era molta distinzione. Ricevevamo l’ordine di sparare in prossimità, a terra, e spesso si finiva per colpire direttamente.
Domanda: A chi ti riferisci?
Risposta: Pastori, ragazzini che cercavano di recuperare animali, gente che camminava. Non sempre armati. A volte famiglie intere.
Domanda: Ti è capitato di colpire?
Risposta: Io personalmente no, ho sparato colpi di avvertimento. Ma nel mio plotone c’è stato chi ha colpito. L’idea era che fosse tutto “per deterrenza”.
Domanda: Come ti sei sentito?
Risposta: Strano. Sapevo che non rappresentavano un pericolo reale per noi. Ma la linea era: non devono avvicinarsi.
Testimonianza 2
Grado e unità: Caporale, corazzati.
Area: Gaza – Perimetro Nord.
Periodo: Dicembre 2023.
Domanda: Quali erano gli ordini principali?
Risposta: Stazionare lungo il confine e impedire infiltrazioni. L’ordine pratico era: nessuno deve oltrepassare.
Domanda: Come lo si garantiva?
Risposta: Colpi di avvertimento, e se non si fermavano, sparare. A volte era solo gente che cercava cibo tra le macerie.
Domanda: Ti ricordi un episodio in particolare?
Risposta: Sì. Un uomo con un sacco, lo portava a spalla, correva. Il comandante ha detto “potrebbe essere un razzo”, e si è sparato. Poi abbiamo visto che erano pane e conserve.
Domanda: Come ha reagito l’unità?
Risposta: Nessuno ha detto nulla. È rimasto tutto sospeso, come se fosse normale.
Testimonianza 3
Grado e unità: Sergente, fanteria di riserva.
Area: Gaza – Recinzione Sud.
Periodo: Novembre 2023.
Domanda: Cosa hai visto?
Risposta: Gente che tentava di attraversare, spesso famiglie. Bambini sulle spalle, donne con buste. Spari sopra la testa, ma le persone non sempre si fermavano, erano disperate.
Domanda: E allora?
Risposta: Allora si apriva il fuoco. Una volta hanno colpito una donna. Non era armata. È caduta subito, il bambino è rimasto lì a piangere.
Domanda: Come l’hai vissuto?
Risposta: Male. Ma nessuno diceva niente. Si annotava “neutralizzazione di una minaccia”.
Testimonianza 4
Grado e unità: Tenente, unità d’élite.
Area: Gaza – Zona centrale.
Periodo: Gennaio 2024.
Domanda: Qual era la logica dell’operazione?
Risposta: Il perimetro doveva restare vuoto. Nessuno doveva circolare. Era un deserto di controllo.
Domanda: Ma la popolazione?
Risposta: Trattata come intrusione. A volte bambini che giocavano a pallone troppo vicino. Veniva interpretato come “test delle difese”. Si sparava vicino, anche contro il pallone.
Domanda: Quali erano le conseguenze?
Risposta: Panico. Si sparpagliavano. L’idea era tenerli lontani, punto.
Testimonianza 5
Grado e unità: Soldato semplice, fanteria.
Area: Gaza – Est.
Periodo: Dicembre 2023.
Domanda: Cosa ti è stato ordinato di fare?
Risposta: Sorvegliare il perimetro, evitare che qualcuno si avvicinasse.
Domanda: E se si avvicinavano?
Risposta: Colpi in aria, poi alle gambe. Se continuavano, tiro letale.
Domanda: Ricordi un episodio?
Risposta: Sì, due ragazzini cercavano rottami di ferro. Sono entrati in una zona “rossa”. Abbiamo sparato, uno è rimasto a terra. L’altro ha urlato e ha cercato di tirarlo via. È stato colpito anche lui.
Domanda: Era chiaro che non erano combattenti?
Risposta: Sì, erano bambini.
Testimonianza 6
Grado e unità: Sergente, unità corazzata.
Area: Gaza – Recinzione Nord.
Periodo: Novembre 2023.
Domanda: Come avveniva l’ingaggio?
Risposta: Se qualcuno correva verso la recinzione, era automaticamente sospetto. Anche se non aveva nulla in mano.
Domanda: Cosa succedeva dopo?
Risposta: Un ufficiale ordinava: “fuoco”. Colpire prima i piedi, poi il corpo.
Domanda: Ricordi un caso?
Risposta: Una volta un uomo correva verso il confine con un bidone di plastica. Abbiamo sparato. Era acqua.
Testimonianza 7
Grado e unità: Ufficiale, brigata Givati.
Area: Gaza – Perimetro Sud.
Periodo: Dicembre 2023.
Domanda: Come descriveresti le regole d’ingaggio?
Risposta: Ambigue. Ufficialmente si diceva “solo se c’è minaccia chiara”. Ma in pratica: “non correre rischi”. Questo significava sparare molto più facilmente.
Domanda: Hai visto civili colpiti?
Risposta: Sì. Persone che cercavano cibo, vestiti, medicine. Qualsiasi movimento nella zona era trattato come ostile.
Domanda: Come reagivano i soldati?
Risposta: Molti non dicevano niente, altri ridevano, alcuni rimanevano in silenzio. Io mi sono portato dietro le facce. Non vanno via.
Testimonianza 8
Grado e unità: Caporale, fanteria.
Area: Gaza – Nord.
Periodo: Gennaio 2024.
Domanda: Com’era la vita quotidiana in missione?
Risposta: Aspettare, sorvegliare, e poi all’improvviso spari. Il silenzio era rotto da brevi raffiche.
Domanda: A chi si sparava?
Risposta: A chiunque fosse vicino al perimetro. A volte contadini, a volte bambini. L’ordine era impedire avvicinamenti.
Domanda: Come veniva registrato?
Risposta: Sempre con le stesse formule: “neutralizzazione”, “minaccia rimossa”. Mai scritto che erano civili disarmati.
Testimonianza 9
Grado e unità: Soldato semplice, brigata Golani.
Area: Gaza – settore centrale.
Periodo: Dicembre 2023.
Domanda: Quali ordini ricevevate di notte?
Risposta: Sorveglianza e fuoco immediato su qualsiasi movimento. Non importava se era un uomo, una donna o un animale.
Domanda: Ricordi un episodio?
Risposta: Una sagoma si è mossa tra le macerie. Abbiamo sparato tutti. Al mattino era una donna anziana con un sacco di farina.
Domanda: Come hai reagito?
Risposta: Nessuno ha reagito. Ci hanno detto: “procedura corretta”.
Testimonianza 10
Grado e unità: Sergente, artiglieria.
Area: Periferia di Gaza City.
Periodo: Novembre 2023.
Domanda: Che tipo di obiettivi vi davano?
Risposta: Zone “grigie” vicino ai campi profughi. Dovevano restare vuote. Chi entrava, diventava un bersaglio.
Domanda: Era chiaro se si trattava di civili?
Risposta: Spesso sì. Soprattutto donne con bambini. Ma l’ordine era: “nessuno deve avvicinarsi”.
Domanda: Cosa pensavi?
Risposta: All’inizio cercavo di distinguere, poi smetti. Diventa meccanico.